Pubblicato su politicadomani Num 89 - Marzo 2009

Note di architettura
Il castello del Belvedere

Il vecchio castello medioevale, uno dei tre presenti nel territorio di Marano di Napoli, oggi si presenta  al  visitatore  come  una  grande masseria agricola. Soltanto un occhio attento può cogliere sotto lo strato di superfetazioni, di intonaci e aggiunte varie i caratteri di una architettura aulica
Antonio Guarino

Così scriveva all’inizio del secolo ('900) il De Blasis1: ”Dagli spalti delle sue torri quadrate, dalle bifore finestre, spingendo lo sguardo nel lato che prospettava il mare, apparivano le coste e le isole del golfo di Napoli, le balze del promontorio di Sorrento”. Aspetti significativi che sottolineano i valori del luogo e quindi la scelta del sito per edificare un Palacium. Le antiche strade, la Consolare romana con i suoi diverticoli e la Domitiana, erano ancora ben visibili ed utilizzabili, tali da rendere la zona ben collegata.
L’edificio fu completato quando, nel 1229, l’imperatore tornò dalle crociate. È a questo punto che venne dato inizio a un folto gruppo di costruzioni importanti tra le quali il Castel Maniace a Siracusa, il Castello Ursino a Catania, il monumento di Lucera e il meraviglioso Castel del Monte. Nel Castello di Belvedere si possono osservare alcuni concetti formali e costruttivi che verranno poi perfezionati nelle opere successive.
Alla morte di Federico II, nel 1250, gli abitanti del luogo, irati per le aggravate imposte e per i divieti posti dal regnante sulle regie terre, assaltarono e saccheggiarono il castello distruggendo i boschi. Nel 1275 Carlo D’Angiò, venuto a conoscenza delle rovine del Castello di Belvedere, diede ordine di restaurarlo. Fu nominato per tale intervento l’architetto Pietro De Chaule, lo stesso che progettò il Maschio Angioino. Successivamente l’incarico fu affidato al francese Bausolino De Lynnais, che aveva lavorato al castello di Melfi.
Gli interventi portarono modifiche all’impianto originario. Il re aveva disposto che in ogni angolo fossero costruite delle torri che si elevassero di due canna sul livello del muro di cortina. Tali torri angolari dovevano essere congiunte da un cammino di ronda. Il re dimorò in questo castello in attesa che fosse completato il Maschio Angioino.
Con l’avvento degli Aragonesi il castello fu abbandonato. I nuovi regnanti ne realizzarono un'altro, posto sempre sulla Collina dei Camaldoli, ma a quota più alta, il cui nome è Torre Caracciolo.

Planimetria del castello di Belvedere

Il Castello Belvedere è una costruzione in tufo con alcuni elementi in basalto poste a rinforzo nei cantoni. Presenta una tipologia a corte con ballatoio attraverso il quale si accede superiormente ai vari ambienti. Ve ne sono 14 sia al piano terra sia al primo piano. L’impianto è rettangolare, largo 31 metri e profondo 37. La corte si estende per 13x20 metri.
Al piano terra, in una delle stanze d’angolo, a sinistra dell’ingresso principale, c’è una volta a crociera, l’unica sopravvissuta alle trasformazioni del tempo. L’androne è coperto da una volta a botte ribassata. È presente anche una volta a vela di copertura nell’ambiente posto a sinistra dell’androne. Altre piccole volte a botte sono presenti nelle torri.
Allo stato attuale diverse tramezzature dividono gli ambienti originari..
Alle chiusure di antiche finestre sono state realizzate nuove aperture che hanno nel tempo trasfigurato le caratteristiche originarie del castello. Sopravvivono al tempo l'accesso alle scale dal cortile con un arco a sesto acuto, una bifora sulla facciata est e, lungo tutte le facciate, una successione di finestre orbiculari, quasi tutte tamponate.
Da questi e da altri segni si osservano le complesse stratificazioni frutto delle alterne vicende che hanno caratterizzato la fabbrica.
Oggi il castello si presenta al visitatore come una grande masseria agricola. L’ampia corte con il pozzo, il forno, e il ballatoio realizzata all’inizio del ‘900 ha fatto assumere al cortile l’aspetto di un'aia. Soltanto un occhio più attento può cogliere sotto lo strato di superfetazioni, di intonaci e aggiunte varie i caratteri di una architettura aulica.
Anche se in alcune parti è abitato, l'antico maniero subisce l'incuria del tempo. Anno dopo anno crollano i solai, poi, pian piano, pezzi di mura. Un potenziale contenitore di storia e di cultura si sta perdendo per sempre. Qualcuno, qualche decennio fa, lo voleva destinare a Museo della Cultura Materiale dell'area: contadina, artigiana e di cavaioli.
Siamo ancora in tempo!

Giuseppe De Blasis “Un Castello Svevo-Angioino nel Gualdo di Napoli”
2 Canna, antica unità di misura italiana il cui valore variava da regione a regione. Nel napoletano, 1 canna = 2,6455 m

 

 

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